PARTE TERZA
LA VITA IN CRISTO
SEZIONE PRIMA
LA VOCAZIONE DELL'UOMO:
LA VITA NELLO SPIRITO
357. Come la vita morale cristiana è legata alla fede e ai Sacramenti?
(1691-1698)
Ciò che il Simbolo della fede professa, i Sacramenti lo comunicano. Infatti, con
essi i fedeli ricevono la grazia di Cristo e i doni dello Spirito Santo, che li
rendono capaci di vivere la nuova vita di figli di Dio nel Cristo accolto con la
fede.
«Riconosci, o cristiano, la tua dignità» (san Leone Magno).
CAPITOLO PRIMO
LA DIGNITÀ DELLA PERSONA UMANA
L'UOMO IMMAGINE DI DIO
358. Qual è la radice della dignità umana?
(1699-1715)
La dignità della persona umana si radica nella creazione ad immagine e
somiglianza di Dio. Dotata di un'anima spirituale e immortale, d'intelligenza e
di libera volontà la persona umana è ordinata a Dio e chiamata, con la sua anima
e il suo corpo, alla beatitudine eterna.
LA NOSTRA VOCAZIONE ALLA BEATITUDINE
359. Come raggiunge l'uomo la beatitudine?
(1716)
L'uomo raggiunge la beatitudine in virtù della grazia di Cristo, che lo rende
partecipe della vita divina. Cristo nel Vangelo indica ai suoi la strada che
porta alla felicità senza fine: le Beatitudini. La grazia di Cristo opera anche
in ogni uomo che, seguendo la retta coscienza, cerca e ama il vero e il bene, ed
evita il male.
360. Perché le Beatitudini sono importanti per noi?
(1716-1717,1725-1726)
Le Beatitudini sono al centro della predicazione di Gesù, riprendono e portano a
perfezione le promesse di Dio, fatte a partire da Abramo. Dipingono il volto
stesso di Gesù, caratterizzano l'autentica vita cristiana e svelano all'uomo il
fine ultimo del suo agire: la beatitudine eterna.
361. In che rapporto sono le Beatitudini col desiderio di felicità dell'uomo?
(1718-1719)
Esse rispondono all'innato desiderio di felicità che Dio ha posto nel cuore
dell'uomo per attirarlo a sé e che solo lui può saziare.
362. Che cos'è la beatitudine eterna?
(1720-1724,1727-1729)
È la visione di Dio nella vita eterna, in cui noi saremo pienamente «partecipi
della natura divina» (2 Pt 1,4), della gloria di Cristo e del godimento della
vita trinitaria. La beatitudine oltrepassa le capacità umane: è un dono
soprannaturale e gratuito di Dio, come la grazia che ad essa conduce. La
beatitudine promessa ci pone di fronte a scelte morali decisive riguardo ai beni
terreni, stimolandoci ad amare Dio al di sopra di tutto.
LA LIBERTA' DELL'UOMO
363. Che cos'è la libertà?
(1730-1733,1743-1744)
È il potere donato da Dio all'uomo di agire o di non agire, di fare questo o
quello, di porre così da se stesso azioni deliberate. La libertà caratterizza
gli atti propriamente umani. Quanto più si fa il bene, tanto più si diventa
liberi. La libertà raggiunge la propria perfezione quando è ordinata a Dio,
sommo Bene e nostra Beatitudine. La libertà implica anche la possibilità di
scegliere tra il bene e il male. La scelta del male è un abuso della libertà,
che conduce alla schiavitù del peccato.
364. Quale relazione esiste tra libertà e responsabilità?
(1734-1737,1745-1746)
La libertà rende l'uomo responsabile dei suoi atti nella misura in cui sono
volontari, anche se l'imputabilità e la responsabilità di un'azione possono
essere sminuite e talvolta annullate dall'ignoranza, dall'inavvertenza, dalla
violenza subita, dal timore, dagli affetti smodati, dalle abitudini.
365. Perché ogni uomo ha diritto all'esercizio della libertà?
(1738,1747)
Il diritto all'esercizio della libertà è proprio d'ogni uomo, in quanto è
inseparabile dalla sua dignità di persona umana. Pertanto tale diritto va sempre
rispettato, particolarmente in campo morale e religioso, e deve essere
civilmente riconosciuto e tutelato nei limiti del bene comune e del giusto
ordine pubblico.
366. Come si colloca la libertà umana nell'ordine della salvezza?
(1739-1742,1748)
La nostra libertà è indebolita a causa del primo peccato. L'indebolimento è reso
più acuto dai peccati successivi. Ma Cristo «ci ha liberati perché restassimo
liberi» (Gal 5, 1). Con la sua grazia lo Spirito Santo ci conduce alla libertà
spirituale, per farci suoi liberi collaboratori nella Chiesa e nel mondo.
367. Quali sono le fonti della moralità degli atti umani?
(1749-1754,1757-1758)
La moralità degli atti umani dipende da tre fonti: dall'oggetto scelto, ossia un
bene vero o apparente; dall'intenzione del soggetto che agisce, e cioè dal fine
per cui egli compie l'azione; dalle circostanze dell'azione, ivi comprese le
conseguenze.
368. Quando l'atto è moralmente buono?
(1755-1756,1759-1760)
L'atto è moralmente buono quando suppone ad un tempo la bontà dell'oggetto, del
fine e delle circostanze. L'oggetto scelto può da solo viziare tutta un'azione,
anche se l'intenzione è buona. Non è lecito compiere il male perché ne derivi un
bene. Un fine cattivo può corrompere l'azione, anche se il suo oggetto, in sé, è
buono. Invece un fine buono non rende buono un comportamento che per il suo
oggetto è cattivo, in quanto il fine non giustifica i mezzi. Le circostanze
possono attenuare o aumentare la responsabilità di chi agisce, ma non possono
modificare la qualità morale degli atti stessi, non rendono mai buona un'azione
in sé cattiva.
369. Vi sono atti che sono sempre illeciti?
(1756,1761)
Vi sono atti, la cui scelta è sempre illecita a motivo del loro oggetto (ad
esempio la bestemmia, l'omicidio, l'adulterio). La loro scelta comporta un
disordine della volontà, cioè un male morale, che non può essere giustificato
con il ricorso ai beni che eventualmente ne potrebbero derivare.
LA MORALITA' DELLE PASSIONI
370. Che cosa sono le passioni?
(1762-1766,1771-1772)
Le passioni sono gli affetti, le emozioni o i moti della sensibilità -
componenti naturali della psicologia umana - che spingono ad agire o a non agire
in vista di ciò che è percepito come buono o come cattivo. Le principali sono
l'amore e l'odio, il desiderio e il timore, la gioia, la tristezza, la collera.
Passione precipua è l'amore, provocato dall'attrattiva del bene. Non si ama che
il bene, vero o apparente.
371. Le passioni sono moralmente buone o cattive?
(1767-1770,1773-1775)
Le passioni, in quanto moti della sensibilità, non sono né buone né cattive in
se stesse: sono buone quando contribuiscono ad un'azione buona; sono cattive in
caso contrario. Esse possono essere assunte nelle virtù o pervertite nei vizi.
LA COSCIENZA MORALE
372. Che cos'è la coscienza morale?
(1776-1780,1795-1797)
La coscienza morale, presente nell'intimo della persona, è un giudizio della
ragione, che, al momento opportuno, ingiunge all'uomo di compiere il bene e di
evitare il male. Grazie ad essa, la persona umana percepisce la qualità morale
di un atto da compiere o già compiuto, permettendole di assumerne la
responsabilità. Quando ascolta la coscienza morale, l'uomo prudente può sentire
la voce di Dio che gli parla.
373. Che cosa implica la dignità della persona nei confronti della coscienza
morale?
(1780-1782,1798)
La dignità della persona umana implica la rettitudine della coscienza morale
(che cioè sia in accordo con ciò che è giusto e buono secondo la ragione e la
Legge divina). A motivo della stessa dignità personale, l'uomo non deve essere
costretto ad agire contro coscienza e non si deve neppure impedirgli, entro i
limiti del bene comune, di operare in conformità ad essa, soprattutto in campo
religioso.
374. Come si forma la coscienza morale perché sia retta e veritiera?
(1783-1788,1799-1800)
La coscienza morale retta e veritiera si forma con l'educazione, con
l'assimilazione della Parola di Dio e dell'insegnamento della Chiesa. È sorretta
dai doni dello Spirito Santo e aiutata dai consigli di persone sagge. Inoltre
giovano molto alla formazione morale la preghiera e l'esame di coscienza.
375. Quali norme la coscienza deve sempre seguire?
(1789)
Ce ne sono tre più generali: 1) non è mai consentito fare il male perché ne
derivi un bene; 2) la cosiddetta Regola d'oro: «Tutto quanto volete che gli
uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro» (Mt 7,12); 3) la carità passa
sempre attraverso il rispetto del prossimo e della sua coscienza, anche se
questo non significa accettare come un bene ciò che è oggettivamente un male.
376. La coscienza morale può emettere giudizi erronei?
(1790-1794,1801-1802)
La persona deve sempre obbedire al giudizio certo della propria coscienza, ma
può emettere anche giudizi erronei, per cause non sempre esenti da colpevolezza
personale. Non è però imputabile alla persona il male compiuto per ignoranza
involontaria, anche se esso resta oggettivamente un male. È quindi necessario
adoperarsi per correggere la coscienza morale dai suoi errori.
LE VIRTU'
377. Che cos'è la virtù?
(1803,1833)
La virtù è una disposizione abituale e ferma a fare il bene. «Il fine di una
vita virtuosa consiste nel divenire simile a Dio» (san Gregorio di Nissa). Vi
sono virtù umane e virtù teologali.
378. Che cosa sono le virtù umane?
(1804,1810-1811,1834,1839)
Le virtù umane sono perfezioni abituali e stabili dell'intelligenza e della
volontà, che regolano i nostri atti, ordinano le nostre passioni e indirizzano
la nostra condotta in conformità alla ragione e alla fede. Acquisite e
rafforzate per mezzo di atti moralmente buoni e ripetuti, sono purificate ed
elevate dalla grazia divina.
379. Quali sono le virtù umane principali?
(1805,1834)
Sono le virtù denominate cardinali, che raggruppano tutte le altre e che
costituiscono i cardini della vita virtuosa. Esse sono: prudenza, giustizia,
fortezza e temperanza.
380. Che cos'è la prudenza?
(1806,1835)
La prudenza dispone la ragione a discernere, in ogni circostanza, il nostro vero
bene e a scegliere i mezzi adeguati per attuarlo. Essa guida le altre virtù,
indicando loro regola e misura.
381. Che cos'è la giustizia?
(1807,1836)
La giustizia consiste nella volontà costante e ferma di dare agli altri ciò che
è loro dovuto. La giustizia verso Dio è chiamata «virtù della religione».
382. Che cos'è la fortezza?
(1808,1837)
La fortezza assicura la fermezza nelle difficoltà e la costanza nella ricerca
del bene, giungendo fino alla capacità dell'eventuale sacrificio della propria
vita per una giusta causa.
383. Che cos'è la temperanza?
(1809,1838)
La temperanza modera l'attrattiva dei piaceri, assicura il dominio della volontà
sugli istinti e rende capaci di equilibrio nell'uso dei beni creati.
384. Che cosa sono le virtù teologali?
(1812-1813,1840-1841)
Sono le virtù che hanno come origine, motivo e oggetto immediato Dio stesso.
Infuse nell'uomo con la grazia santificante, esse rendono capaci di vivere in
relazione con la Trinità e fondano e animano l'agire morale del cristiano,
vivificando le virtù umane. Sono il pegno della presenza e dell'azione dello
Spirito Santo nelle facoltà dell'essere umano.
385. Quali sono le virtù teologali?
(1813)
Le virtù teologali sono la fede, la speranza e la carità.
386. Che cos'è la fede?
(1814-1816,1842)
La fede è la virtù teologale per la quale noi crediamo a Dio e a tutto ciò che
egli ci ha rivelato e che la Chiesa ci propone di credere, perché Dio è la
stessa Verità. Con la fede l'uomo si abbandona a Dio liberamente. Perciò colui
che crede cerca di conoscere e fare la volontà di Dio, perché «la fede opera per
mezzo della carità» (Gal 5,6).
387. Che cos'è la speranza?
(1817-1821,1843)
La speranza è la virtù teologale per la quale noi desideriamo e aspettiamo da
Dio la vita eterna come nostra felicità, riponendo la nostra fiducia nelle
promesse di Cristo e appoggiandoci all'aiuto della grazia dello Spirito Santo
per meritarla e perseverare sino alla fine della vita terrena.
388. Che cos'è la carità?
(1822-1829,1844)
La carità è la virtù teologale per la quale amiamo Dio al di sopra di tutto e il
nostro prossimo come noi stessi per amore di Dio. Gesù fa di essa il
comandamento nuovo, la pienezza della Legge. Essa è «il vincolo della
perfezione» (Col 3,14) e il fondamento delle altre virtù, che anima, ispira e
ordina: senza di essa «io non sono nulla» e «niente mi giova» (1 Cor 13,1-3).
389. Che cosa sono i doni dello Spirito Santo?
(1830-1831,1845)
I doni dello Spirito Santo sono disposizioni permanenti che rendono l'uomo
docile a seguire le ispirazioni divine. Essi sono sette: sapienza, intelletto,
consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio.
390. Che cosa sono i frutti dello Spirito Santo?
(1832)
I frutti dello Spirito Santo sono perfezioni plasmate in noi come primizie della
gloria eterna. La tradizione della Chiesa ne enumera dodici: «Amore, gioia,
pace, pazienza, longanimità, bontà, benevolenza, mitezza, fedeltà, modestia,
continenza, castità» (Gal 5,22-23 volg.).
IL PECCATO
391. Che cosa comporta per noi l'accoglienza della misericordia di Dio?
(1846-1848,1870)
Essa comporta che riconosciamo le nostre colpe, pentendoci dei nostri peccati.
Dio stesso con la sua Parola e il suo Spirito svela i nostri peccati, ci dona la
verità della coscienza e la speranza del perdono.
392. Che cos'è il peccato?
(1849-1851,1871-1872)
Il peccato è «una parola, un atto o un desiderio contrari alla Legge eterna»
(sant'Agostino). È un'offesa a Dio, nella disobbedienza al suo amore. Esso
ferisce la natura dell'uomo e attenta alla solidarietà umana. Cristo nella sua
Passione svela pienamente la gravità del peccato e lo vince con la sua
misericordia.
393. Esiste una varietà dei peccati?
(1852-1853,1873)
La varietà dei peccati è grande. Essi possono essere distinti secondo il loro
oggetto o secondo le virtù o i comandamenti ai quali si oppongono. Possono
riguardare direttamente Dio, il prossimo o noi stessi. Si possono inoltre
distinguere in peccati di pensiero, di parola, di azione e di omissione.
394. Come si distingue il peccato, quanto alla gravità?
(1854)
Si distingue in peccato mortale e veniale
395. Quando si commette il peccato mortale?
(1855-1861,1874)
Si commette il peccato mortale quando ci sono nel contempo materia grave, piena
consapevolezza e deliberato consenso. Questo peccato distrugge in noi la carità,
ci priva della grazia santificante, ci conduce alla morte eterna dell'inferno se
non ci si pente. Viene perdonato in via ordinaria mediante i Sacramenti del
Battesimo e della Penitenza o Riconciliazione.
396. Quando si commette il peccato veniale?
(1862-1864,1875)
Il peccato veniale, che si differenzia essenzialmente dal peccato mortale, si
commette quando si ha materia leggera, oppure anche grave, ma senza piena
consapevolezza o totale consenso. Esso non rompe l'alleanza con Dio, ma
indebolisce la carità; manifesta un affetto disordinato per i beni creati;
ostacola i progressi dell'anima nell'esercizio delle virtù e nella pratica del
bene morale; merita pene purificatorie temporali.
397. Come prolifera in noi il peccato?
(1865,1876)
Il peccato trascina al peccato, e la sua ripetizione genera il vizio.
398. Che cosa sono i vizi?
(1866-1867)
I vizi, essendo il contrario delle virtù, sono abitudini perverse che
ottenebrano la coscienza e inclinano al male. I vizi possono essere collegati ai
sette peccati cosiddetti capitali, che sono: superbia, avarizia, invidia, ira,
lussuria, golosità, pigrizia o accidia.
399. Esiste una nostra responsabilità nei peccati commessi da altri?
(1868)
Esiste questa responsabilità, quando vi cooperiamo colpevol-mente.
400. Che cosa sono le strutture di peccato?
(1869)
Sono situazioni sociali o istituzioni contrarie alla legge divina, espressione
ed effetto di peccati personali.
CAPITOLO SECONDO
LA COMUNITA' UMANA
LA PERSONA E LA SOCIETA'
401. In che cosa consiste la dimensione sociale dell'uomo?
(1877-1880,1890-1891)
Insieme alla chiamata personale alla beatitudine, l'uomo ha la dimensione
sociale come componente essenziale della sua natura e della sua vocazione.
Infatti: tutti gli uomini sono chiamati al medesimo fine, Dio stesso; esiste una
certa somiglianza tra la comunione delle Persone divine e la fraternità che gli
uomini devono instaurare tra loro nella verità e nella carità; l'amore del
prossimo è inseparabile dall'amore per Dio.
402. Qual è il rapporto tra la persona e la società?
(1881-1882,1892-1893)
Principio, soggetto e fine di tutte le istituzioni sociali è e deve essere la
persona. Alcune società, quali la famiglia e la comunità civica, sono ad essa
necessarie. Sono utili anche altre associazioni, tanto all'interno delle
comunità politiche quanto sul piano internazionale, nel rispetto del principio
di sussidiarietà.
403. Che cosa indica il principio di sussidiarietà?
(1883-1885,1894)
Tale principio indica che una società di ordine superiore non deve assumere il
compito spettante a una società di ordine inferiore, privandola delle sue
competenze, ma deve piuttosto sostenerla in caso di necessità.
404. Che cos'altro richiede un'autentica convivenza umana?
(1886-1889,1895-1896)
Richiede di rispettare la giustizia e la giusta gerarchia dei valori, come pure
di subordinare le dimensioni materiali e istintive a quelle interiori e
spirituali. In particolare, là dove il peccato perverte il clima sociale,
occorre far appello alla conversione dei cuori e alla grazia di Dio, per
ottenere cambiamenti sociali che siano realmente al servizio di ogni persona e
di tutta la persona. La carità, che esige e rende capaci della pratica della
giustizia, è il più grande comandamento sociale.
LA PARTECIPAZIONE ALLA VITA SOCIALE
405. Su che cosa si fonda l'autorità nella società?
(1897-1902,1918-1920)
Ogni comunità umana ha bisogno di un'autorità legittima, che assicuri l'ordine e
contribuisca all'attuazione del bene comune. Tale autorità trova il proprio
fondamento nella natura umana, perché corrisponde all'ordine stabilito da Dio.
406. Quando l'autorità è esercitata in modo legittimo?
(1901,1903-1904,1921-1922)
L'autorità è esercitata in modo legittimo quando agisce per il bene comune e per
conseguirlo usa mezzi moralmente leciti. Perciò i regimi politici devono essere
determinati dalla libera decisione dei cittadini e devono rispettare il
principio dello «Stato di diritto», nel quale è sovrana la legge, e non la
volontà arbitraria degli uomini. Le leggi ingiuste e le misure contrarie
all'ordine morale non sono obbliganti per le coscienze.
407. Che cos'è il bene comune?
(1905-1906,1924)
Per bene comune si intende l'insieme di quelle condizioni di vita sociale che
permettono ai gruppi e ai singoli di realizzare la propria perfezione.
408. Che cosa comporta il bene comune?
(1907-1909,1925)
Il bene comune comporta: il rispetto e la promozione dei diritti fondamentali
della persona; lo sviluppo dei beni spirituali e temporali delle persone e della
società; la pace e la sicurezza di tutti.
409. Dove si realizza in maniera più rilevante il bene comune?
(1910-1912,1927)
La realizzazione più completa del bene comune si trova in quelle comunità
politiche, che difendono e promuovono il bene dei cittadini e dei ceti
intermedi, senza dimenticare il bene universale della famiglia umana.
410. Come l'uomo partecipa alla realizzazione del bene comune?
(1913-1917,1926)
Ogni uomo, secondo il posto e il ruolo che ricopre, partecipa a promuovere il
bene comune, rispettando le leggi giuste e facendosi carico dei settori di cui
ha la responsabilità personale, quali la cura della propria famiglia e l'impegno
nel proprio lavoro. I cittadini inoltre, per quanto è possibile, devono prendere
parte attiva alla vita pubblica.
LA GIUSTIZIA SOCIALE
411. Come la società assicura la giustizia sociale?
(1928-1933,1943-1944)
La società assicura la giustizia sociale quando rispetta la dignità e i diritti
della persona, fine proprio della società stessa. Inoltre la società persegue la
giustizia sociale, che è connessa con il bene comune e l'esercizio
dell'autorità, quando realizza le condizioni che consentono alle associazioni e
agli individui di conseguire ciò a cui hanno diritto.
412. Su che cosa si fonda l'uguaglianza tra gli uomini?
(1934-1935,1945)
Tutti gli uomini godono di eguale dignità e diritti fondamentali, in quanto,
creati a immagine dell'unico Dio e dotati di una medesima anima razionale, hanno
la stessa natura e origine, e sono chiamati, in Cristo unico salvatore, alla
medesima beatitudine divina.
413. Come valutare le disuguaglianze tra gli uomini?
(1936-1938,1946-1947)
Ci sono delle disuguaglianze inique, economiche e sociali, che colpiscono
milioni di esseri umani; esse sono in aperto contrasto con il Vangelo, contrarie
alla giustizia, alla dignità delle persone, alla pace. Ma ci sono anche
differenze tra gli uomini, causate da vari fattori, che rientrano nel piano di
Dio. Infatti, Egli vuole che ciascuno riceva dagli altri ciò di cui ha bisogno,
e che coloro che hanno «talenti» particolari li condividano con gli altri. Tali
differenze incoraggiano e spesso obbligano le persone alla magnanimità, alla
benevolenza e alla condivisione, e spingono le culture a mutui arricchimenti.
414. Come si esprime la solidarietà umana?
(1939-1942,1948)
La solidarietà, che scaturisce dalla fraternità umana e cristiana, si esprime
anzitutto nella giusta ripartizione dei beni, nella equa remunerazione del
lavoro e nell'impegno per un ordine sociale più giusto. La virtù della
solidarietà attua anche la condivisione dei beni spirituali della fede, ancor
più importanti di quelli materiali.
CAPITOLO TERZO
LA SALVEZZA DI DIO: LA LEGGE E LA GRAZIA
LA LEGGE MORALE
415. Che cos'è la legge morale?
(1950-1953,1975-1978)
La legge morale è opera della Sapienza divina. Prescrive all'uomo le vie, le
norme di condotta che conducono alla beatitudine promessa e vietano le strade
che allontanano da Dio.
416. In che cosa consiste la legge morale naturale?
(1954-1960,1978-1979)
La legge naturale, iscritta dal Creatore nel cuore di ogni uomo, consiste in una
partecipazione alla sapienza e alla bontà di Dio ed esprime il senso morale
originario, che permette all'uomo di discernere, per mezzo della ragione, il
bene e il male. Essa è universale e immutabile e pone la base dei doveri e dei
diritti fondamentali della persona, nonché della comunità umana e della stessa
legge civile.
417. È percepita da tutti tale legge?
(1960)
A causa del peccato, la legge naturale non sempre e non da tutti viene percepita
con uguale chiarezza e immediatezza.
Per questo Dio « ha scritto sulle tavole della Legge quanto gli uomini non
riuscivano a leggere nei loro cuori» (sant'Agostino).
418. Qual è il rapporto tra la legge naturale e la Legge antica?
(1961-1962,1980)
La Legge antica è il primo stadio della Legge rivelata. Essa esprime molte
verità che sono naturalmente accessibili alla ragione e che si trovano così
affermate e autenticate nelle Alleanze della salvezza. Le sue prescrizioni
morali, che sono riassunte nei Dieci Comandamenti del Decalogo, pongono i
fondamenti della vocazione dell'uomo, vietano ciò che è contrario all'amore di
Dio e del prossimo, e prescrivono ciò che gli è essenziale.
419. Come si colloca la Legge antica nel piano della salvezza?
(1963-1964,1982)
La Legge antica permette di conoscere molte verità accessibili alla ragione,
indica ciò che si deve o non si deve fare, e soprattutto, come fa un saggio
pedagogo, prepara e dispone alla conversione e all'accoglienza del Vangelo.
Tuttavia, pur essendo santa, spirituale e buona, la Legge antica è ancora
imperfetta, poiché non dona da se stessa la forza e la grazia dello Spirito per
osservarla.
420. Che cos'è la nuova Legge o Legge evangelica?
(1965-1972,1983-1985)
La nuova Legge o Legge evangelica, proclamata e realizzata da Cristo, è la
pienezza e il compimento della Legge divina, naturale e rivelata. Essa è
riassunta nel comandamento di amare Dio e il prossimo, e di amarci come Cristo
ci ha amato; è anche una realtà interiore all'uomo: la grazia dello Spirito
Santo che rende possibile un tale amore. È «la legge della libertà» (Gc 1,25),
perché porta ad agire spontaneamente sotto l'impulso della carità.
«La nuova legge è principalmente la stessa grazia dello Spirito Santo, che è
data ai credenti in Cristo» (san Tommaso d' Aquino).
421. Dove si trova la Legge nuova?
(1971-1974,1986)
La Legge nuova si trova in tutta la vita e la predicazione di Cristo e nella
catechesi morale degli Apostoli: il Discorso della Montagna ne è la principale
espressione.
GRAZIA E GIUSTIFICAZIONE
422. Che cos'è la giustificazione?
(1987-1995,2017-2020)
La giustificazione è l'opera più eccellente dell'amore di Dio. È l'azione
misericordiosa e gratuita di Dio, che cancella i nostri peccati e ci rende
giusti e santi in tutto il nostro essere. Ciò avviene per mezzo della grazia
dello Spirito Santo, che ci è stata meritata dalla passione di Cristo e ci è
donata nel Battesimo. La giustificazione dà inizio alla libera risposta
dell'uomo, cioè alla fede in Cristo e alla collaborazione con la grazia dello
Spirito Santo.
423. Che cos'è la grazia che giustifica?
(1996-1998,2005,2021)
La grazia è il dono gratuito che Dio ci dà per renderci partecipi della sua vita
trinitaria e capaci di agire per amor suo, È chiamata grazia abituale, o
santificante o deificante, perché ci santifica e ci divinizza. È soprannaturale,
perché dipende interamente dall'iniziativa gratuita di Dio e supera le capacità
dell'intelligenza e delle forze dell'uomo. Sfugge quindi alla nostra esperienza.
424. Quali altri tipi di grazia ci sono?
(1999-2000,2003-2004,2023-2024)
Oltre alla grazia abituale, ci sono: le grazie attuali (doni circostanziati); le
grazie sacramentali (doni propri di ciascun sacramento); le grazie speciali o
carismi (aventi come fine il bene comune della Chiesa), tra cui le grazie di
stato, che accompagnano l'esercizio dei ministeri ecclesiali e delle
responsabilità della vita.
425. Qual è il rapporto tra la grazia e la libertà dell'uomo?
(2001-2002)
La grazia previene, prepara e suscita la libera risposta dell'uomo. Essa
risponde alle profonde aspirazioni della libertà umana, la invita a cooperare e
la conduce alla sua perfezione
426. Che cos'è il merito?
(2006-2010,2025-2026)
Il merito è ciò che dà diritto alla ricompensa per un'azione buona. Nei
confronti di Dio, l'uomo, di per sé, non può meritare nulla, avendo tutto da lui
gratuitamente ricevuto. Tuttavia, Dio gli dona la possibilità di acquistare
meriti per l'unione alla carità di Cristo, sorgente dei nostri meriti davanti a
Dio. I meriti delle opere buone devono perciò essere attribuiti anzitutto alla
grazia di Dio e poi alla libera volontà dell'uomo,
427. Quali beni possiamo meritare?
(2010-2011;2027)
Sotto la mozione dello Spirito Santo possiamo meritare, per noi stessi e per gli
altri, le grazie utili per santificarci e per giungere alla vita eterna, come
pure i beni temporali a noi convenienti secondo il disegno di Dio. Nessuno può
meritare la grazia prima, quella che sta all'origine della conversione e della
giustificazione.
428. Siamo tutti chiamati alla santità cristiana?
(2012-2016,2028-2029)
Tutti i fedeli sono chiamati alla santità cristiana. Essa è pienezza della vita
cristiana e perfezione della carità, e si attua nell'unione intima con Cristo,
e, in lui, con la Santissima Trinità. Il cammino di santificazione del
cristiano, dopo essere passato attraverso la Croce, avrà il suo compimento nella
Risurrezione finale dei giusti, nella quale Dio sarà tutto in tutte le cose.
LA CHIESA, MADRE E MAESTRA
429. In qual modo la Chiesa nutre la vita morale del cristiano?
(2030-2031,2047)
La Chiesa è la comunità dove il cristiano accoglie la Parola di Dio e gli
insegnamenti della «Legge di Cristo» (Gal 6,2); riceve la grazia dei sacramenti;
si unisce all'offerta eucaristica di Cristo, in modo che la sua vita morale sia
un culto spirituale; apprende l'esempio di santità della Vergine Maria e dei
Santi.
430. Perché il Magistero della Chiesa interviene nel campo morale?
(2032-2040,2049-2051)
Perché è compito del Magistero della Chiesa predicare la fede da credere e da
praticare nella vita. Tale compito si estende anche alle prescrizioni specifiche
della legge naturale, perché la loro osservanza è necessaria per la salvezza.
431. Quali finalità hanno i precetti della Chiesa?
(2041,2048)
I cinque precetti della Chiesa hanno come fine di garantire ai fedeli il minimo
indispensabile dello spirito di preghiera, della vita sacramentale, dell'impegno
morale e della crescita dell'amore di Dio e del prossimo.
432. Quali sono i precetti della Chiesa?
(2042-2043)
Essi sono: 1) partecipare alla Messa la domenica e le altre feste comandate e
rimanere liberi da lavori e da attività che potrebbero impedire la
santificazione di tali giorni; 2) confessare i propri peccati, ricevendo il
Sacramento della Riconciliazione almeno una volta all'anno; 3) accostarsi al
Sacramento dell'Eucaristia almeno a Pasqua; 4) astenersi dal mangiare carne e
osservare il digiuno nei giorni stabiliti dalla Chiesa; 5) sovvenire alle
necessità materiali della Chiesa, ciascuno secondo le proprie possibilità.
433. Perché la vita morale dei cristiani è indispensabile per l'annunzio del
Vangelo?
(2044-2046)
Perché con la loro vita conforme al Signore Gesù i cristiani attirano gli uomini
alla fede nel vero Dio, edificano la Chiesa, informano il mondo con lo spirito
del Vangelo e affrettano la venuta del Regno di Dio.
SEZIONE SECONDA
I DIECI COMANDAMENTI
Esodo |
Deuteronomio |
Formula catechistica |
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Io sono il Signore tuo Dio, |
Io sono il Signore tuo Dio che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione servile. |
Io sono il Signore tuo Dio: |
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Non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione per coloro che mi odiano, ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per coloro che mi amano e osservano i miei comandamenti. |
Non avere altri dèi di fronte a me... |
1. Non avrai altro Dio fuori di me. |
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Non pronuncerai invano il nome del Signore tuo Dio, perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano. |
Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio. |
2. Non nominare il nome di Dio invano. |
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Ricordati del giorno di sabato per santificarlo. Sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio. Tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro. |
Osserva il giorno di sabato per santificarlo. |
3. Ricordati di santificare le feste. |
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Onora tuo padre e tua madre |
Onora tuo padre e tua madre.
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4. Onora tuo padre e tua madre. |
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Non uccidere. |
Non uccidere. |
5. Non uccidere. |
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Non commettere adulterio. |
Non commettere adulterio. |
6. Non commettere atti impuri. |
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Non rubare. |
Non rubare. |
7. Non rubare. |
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Non pronunciare falsa |
Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo. |
8. Non dire falsa testimonianza. |
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Non desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo. |
Non desiderare la moglie del tuo prossimo. Non desiderare alcuna delle cose che
sono del tuo prossimo. |
9. Non desiderare la donna d'altri. 10. Non desiderare la roba d'altri. |
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434. «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?» (Mt
19,16).
(2052-2054,2075-2076)
Al giovane che gli rivolge questa domanda Gesù risponde: «Se vuoi entrare nella
vita, osserva i Comandamenti», e poi aggiunge: «Vieni e seguimi» (Mt 19,16.21).
Seguire Gesù implica l'osservanza dei Comandamenti. La Legge non è abolita, ma
l'uomo è invitato a ritrovarla nella persona del divino Maestro, che la realizza
perfettamente in se stesso, ne rivela il pieno significato e ne attesta la
perennità.
435. Come Gesù interpreta la Legge?
(2055)
Gesù la interpreta alla luce del duplice e unico Comandamento della carità,
pienezza della Legge: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con
tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo
dei Comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te
stesso. Da questi due Comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti» (Mt
22,37-40).
436. Che cosa significa «Decalogo»?
(2056-2057)
Decalogo significa «dieci parole» (Es 34,28). Queste parole riassumono la Legge
donata da Dio al popolo d'Israele nel contesto dell'Alleanza mediante Mosè.
Esso, nel presentare i Comandamenti dell'amore di Dio (i primi tre) e del
prossimo (gli altri sette), traccia, per il popolo eletto e per ciascuno in
particolare, il cammino di una vita liberata dalla schiavitù del peccato.
437. Qual è il legame del Decalogo con l'Alleanza?
(2058-2063,2077)
Il Decalogo si comprende alla luce dell' Alleanza, nella quale Dio si rivela,
facendo conoscere la sua volontà. Nell'osservare i Comandamenti, il popolo
esprime la propria appartenenza a Dio e risponde con gratitudine alla sua
iniziativa d'amore.
438. Quale importanza dà la Chiesa al Decalogo?
(2064-2068)
Fedele alla Scrittura e all'esempio di Gesù, la Chiesa riconosce al Decalogo
un'importanza e un significato basilari. I cristiani sono obbligati ad
osservarlo.
439. Perché il Decalogo costituisce un'unità organica?
(2069,2079)
I dieci Comandamenti costituiscono un insieme organico e indissociabile, perché
ogni Comandamento rimanda agli altri e a tutto il Decalogo. Perciò trasgredire
un Comandamento è infrangere l'intera Legge.
440. Perché il Decalogo obbliga gravemente?
(2072-2073,2081)
Perché enuncia i doveri fondamentali dell'uomo verso Dio e verso il prossimo.
441. È possibile osservare il Decalogo?
(2074,2082)
Sì, perché Cristo, senza il quale nulla possiamo fare, ci rende capaci di
osservarlo, con il dono del suo Spirito e della sua grazia.
CAPITOLO PRIMO
«AMERAI IL SIGNORE DIO TUO CON TUTTO IL TUO CUORE,
CON TUTTA LA TUA ANIMA E CON TUTTA LA TUA MENTE»
IL PRIMO COMANDAMENTO: IO SONO IL SIGNORE DIO TUO.
NON AVRAI ALTRO DIO FUORI DI ME
442. Che cosa implica l'affermazione di Dio: «lo sono il Signore Dio tuo» (Es
20,2)?
(2083-2094,2133-2134)
Implica per il fedele di custodire e attuare le tre virtù teologali e di evitare
i peccati che vi si oppongono. La fede crede in Dio e respinge ciò che le è
contrario, come ad esempio, il dubbio volontario, l'incredulità, l'eresia,
l'apostasia, lo scisma. La speranza attende fiduciosamente la beata visione di
Dio e il suo aiuto, evitando la disperazione e la presunzione. La carità ama Dio
al di sopra di tutto: vanno dunque respinte l'indifferenza, l'ingratitudine, la
tiepidezza, l'accidia o indolenza spirituale, e l'odio di Dio, che nasce
dall'orgoglio.
443. Che cosa comporta la Parola del Signore: «Adora il Signore Dio tuo e a lui
solo rendi culto» (Mt 4,10)?
(2095-2105,2135-2136)
Essa comporta: adorare Dio come Signore di tutto ciò che esiste; rendergli il
culto dovuto individualmente e comunitariamente; pregarlo con espressioni di
lode, di ringraziamento e di supplica; offrirgli sacrifici, soprattutto quello
spirituale della propria vita, in unione con il sacrificio perfetto di Cristo;
mantenere le promesse e i voti a Lui fatti.
444. In qual modo la persona attua il proprio diritto a rendere culto a Dio
nella verità e nella libertà?
(2104-2109,2137)
Ogni uomo ha il diritto e il dovere morale di cercare la verità, specialmente in
ciò che riguarda Dio e la sua Chiesa, e, una volta conosciuta, di abbracciarla e
custodirla fedelmente, rendendo a Dio un culto autentico. Nello stesso tempo, la
dignità della persona umana richiede che in materia religiosa nessuno sia
forzato ad agire contro la propria coscienza, né impedito, entro i giusti limiti
dell'ordine pubblico, di agire in conformità ad essa, privatamente o
pubblicamente, in forma individuale o associata.
445. Che cosa proibisce Dio quando comanda: «Non avrai altri dèi di fronte a me»
(Es 20,2)?
(2110-2128,2138-2140)
Questo Comandamento proibisce:
- il politeismo e l'idolatria che divinizza una creatura, il potere, il denaro,
perfino il demonio;
- la superstizione, che è una deviazione del culto dovuto al vero Dio e che si
esprime anche nelle varie forme di divinazione, magia, stregoneria e spiritismo;
- l'irreligione, che si esprime nel tentare Dio con parole o atti; nel
sacrilegio, che profana persone o cose sacre soprattutto l'Eucaristia; nella
simonia, che è la volontà di acquistare o vendere le realtà spirituali;
- l'ateismo, che respinge l'esistenza di Dio, fondandosi spesso su una falsa
concezione dell'autonomia umana;
- l'agnosticismo, per cui nulla si può sapere su Dio, e che comprende
l'indifferentismo e l'ateismo pratico.
446. Il comando di Dio: «Non ti farai alcuna immagine scolpita...»(Es 20,3)
proibisce il culto delle immagini?
(2129-2132,2141)
Nell'Antico Testamento con tale comando si proibiva di rappresentare il Dio
assolutamente trascendente. A partire dall'Incarnazione del Figlio di Dio, il
culto cristiano delle sacre immagini è giustificato (come afferma il secondo
Concilio di Nicea del 787), poiché si fonda sul Mistero del Figlio di Dio fatto
uomo, nel quale il Dio trascendente si rende visibile. Non si tratta di
un'adorazione dell'immagine, ma di una venerazione di chi in essa è
rappresentato: Cristo, la Vergine, gli Angeli e i Santi.
IL SECONDO COMANDAMENTO:
NON NOMINARE IL NOME DI DIO INVANO
447. Come si rispetta la santità del Nome di Dio?
(2142-2149,2160-2162)
Il Nome santo di Dio si rispetta invocandolo, benedicendolo, lodandolo e
glorificandolo. Vanno dunque evitati l'abuso di appellarsi al Nome di Dio per
giustificare un crimine e ogni uso sconveniente del suo Nome, come la bestemmia,
che per sua natura è un peccato grave; le imprecazioni e l'infedeltà alle
promesse fatte nel Nome di Dio.
448. Perché è proibito il falso giuramento?
(2150-2151,2163-2164)
Perché cosi si chiama in causa Dio, che è la stessa verità, come testimone di
una menzogna.
«Non giurare né per il Creatore, né per la creatura, se non con verità, per
necessità e con riverenza» (sant'Ignazio di Loyola).
449. Che cos'è lo spergiuro?
(2152-2155)
Lo spergiuro è fare, sotto giuramento, una promessa con l'intenzione di non
mantenerla, oppure violare la promessa fatta sotto giuramento. È un peccato
grave contro Dio, che è sempre fedele alle sue promesse.
IL TERZO COMANDAMENTO:
RICORDATI DI SANTIFICARE LE FESTE
450. Perché Dio «ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro» (Es
20,11)?
(2168-2172,2189)
Perché in giorno di sabato si fa memoria del riposo di Dio nel settimo giorno
della creazione, come pure della liberazione d'Israele dalla schiavitù d'Egitto
e dell'Alleanza che Dio ha sancito con il suo popolo.
451. Come si comporta Gesù nei confronti del sabato?
(2173)
Gesù riconosce la santità del sabato e con autorità divina ne dà
l'interpretazione autentica: «Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo
per il sabato» (Mc 2,27).
452. Per quale motivo, per i cristiani, il sabato è stato sostituito dalla
domenica?
(2174-2176,2190-2191)
Perché la domenica è il giorno della Risurrezione di Cristo. Come «primo giorno
della settimana» (Mc 16,2), essa richiama la prima creazione; come «ottavo
giorno», che segue il sabato, significa la nuova creazione inaugurata con la
Risurrezione di Cristo. E diventata così, per i cristiani, il primo di tutti i
giorni e di tutte le feste: il giorno del Signore, nel quale egli, con la sua
Pasqua, porta a compimento la verità spirituale del sabato ebraico ed annuncia
il riposo eterno dell'uomo in Dio.
453. Come si santifica la domenica?
(2177-2185,2192-2193)
I cristiani santificano la domenica e le altre feste di precetto partecipando
all'Eucaristia del Signore, e astenendosi anche da quelle attività che
impediscono di rendere culto a Dio e turbano la letizia propria del giorno del
Signore o la necessaria distensione della mente e del corpo. Sono consentite le
attività legate a necessità familiari o a servizi di grande utilità sociale,
purché non creino abitudini pregiudizievoli alla santificazione della domenica,
alla vita di famiglia e alla salute.
454. Perché è importante riconoscere civilmente la domenica come giorno festivo?
(2186-2188,2194-2195)
Perché a tutti sia data la reale possibilità di godere di sufficiente riposo e
di tempo libero che permettano loro di curare la vita religiosa, familiare,
culturale e sociale; di disporre di un tempo propizio per la meditazione, la
riflessione, il silenzio e lo studio; di dedicarsi alle opere di bene, in
particolare a favore dei malati e degli anziani.
CAPITOLO SECONDO
«AMERAI IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO»
IL QUARTO COMANDAMENTO:
ONORA TUO PADRE E TUA MADRE
455. Che cosa comanda il quarto Comandamento?
(2196-2200,2247-2248)
Esso comanda di onorare e rispettare i nostri genitori e coloro che Dio, per il
nostro bene, ha rivestito della sua autorità.
456. Qual è la natura della famiglia nel piano di Dio?
(2201-2205,2249)
Un uomo e una donna uniti in matrimonio formano insieme ai loro figli una
famiglia. Dio ha istituito la famiglia e l'ha dotata della sua costituzione
fondamentale. Il matrimonio e la famiglia sono ordinati al bene degli sposi, e
alla procreazione e all'educazione dei figli. Tra i membri di una stessa
famiglia si stabiliscono relazioni personali e responsabilità primarie. In
Cristo la famiglia diventa Chiesa domestica, perché è comunità di fede, di
speranza e di amore.
457. Quale posto occupa la famiglia nella società?
(2207-2208)
La famiglia è la cellula originaria della società umana e precede qualsiasi
riconoscimento da parte della pubblica autorità. I principi e i valori familiari
costituiscono il fondamento della vita sociale. La vita di famiglia è
un'iniziazione alla vita della società.
458. Quali doveri ha la società nei confronti della famiglia?
(2209-2213,2250)
La società ha il dovere di sostenere e consolidare il matrimonio e la famiglia,
nel rispetto anche del principio di sussidiarietà. I pubblici poteri devono
rispettare, proteggere e favorire la vera natura del matrimonio e della
famiglia, la morale pubblica, i diritti dei genitori e la prosperità domestica.
459. Quali sono i doveri dei figli verso i genitori?
(2214-2220,2251)
Verso i genitori, i figli devono rispetto (pietà filiale), riconoscenza,
docilità e obbedienza, contribuendo così, anche con le buone relazioni tra
fratelli e sorelle, alla crescita dell'armonia e della santità di tutta la vita
familiare. Qualora i genitori si trovassero in situazioni di indigenza, di
malattia, di solitudine o di vecchiaia, i figli adulti debbono loro aiuto morale
e materiale.
460. Quali sono i doveri dei genitori verso i figli?
(2221-2231)
Partecipi della paternità divina, i genitori sono per i figli i primi
responsabili dell'educazione e i primi annunciatori della fede. Essi hanno il
dovere di amare e di rispettare i figli come persone e come figli di Dio, e di
provvedere, per quanto possibile, ai loro bisogni materiali e spirituali,
scegliendo per loro una scuola adeguata e aiutandoli con prudenti consigli nella
scelta della professione e dello stato di vita. In particolare hanno la missione
di educarli alla fede cristiana.
461. Come i genitori educano i loro figli alla fede cristiana?
(2252-2253)
Principalmente con l'esempio, la preghiera, la catechesi familiare e la
partecipazione alla vita ecclesiale.
462. I legami familiari sono un bene assoluto?
(2232-2233)
I vincoli familiari, sebbene importanti, non sono assoluti perché la prima
vocazione del cristiano è di seguire Gesù, amandolo: «Chi ama il padre o la
madre più di me, non è degno di me; chi ama la figlia o il figlio più di me, non
è degno di me» (Mt 10,37). I genitori devono favorire con gioia la sequela di
Gesù da parte dei loro figli, in ogni stato di vita, anche nella vita consacrata
o nel ministero sacerdotale.
463. Come va esercitata l'autorità nei vari ambiti della società civile?
(2234-2237,2254)
Va sempre esercitata come un servizio, rispettando i diritti fondamentali
dell'uomo, una giusta gerarchia dei valori, le leggi, la giustizia distributiva
e il principio di sussidiarietà. Ognuno, nell'esercizio dell'autorità, deve
ricercare l'interesse della comunità anziché il proprio, e deve ispirare le sue
decisioni alla verità su Dio, sull'uomo e sul mondo.
464. Quali sono i doveri dei cittadini nei confronti delle autorità civili?
(2238-2241,2255)
Coloro che sono sottomessi all'autorità devono considerare i loro superiori come
rappresentanti di Dio, offrendo loro leale collaborazione per il buon
funzionamento della vita pubblica e sociale. Ciò comporta l'amore e il servizio
della patria, il diritto e il dovere di voto, il versamento delle imposte, la
difesa del paese e il diritto a una critica costruttiva.
465. Quando il cittadino non deve obbedire alle autorità civili?
(2242-2243,2256)
Il cittadino non deve in coscienza obbedire quando le leggi delle autorità
civili si oppongono alle esigenze dell'ordine morale: «Bisogna obbedire a Dio
piuttosto che agli uomini» (At 5,29).
IL QUINTO COMANDAMENTO: NON UCCIDERE
466. Perché la vita umana va rispettata?
(2258-2262,2318-2320)
Perché è sacra. Fin dal suo inizio essa comporta l'azione creatrice di Dio e
rimane per sempre in una relazione speciale con il Creatore, suo unico fine. A
nessuno è lecito distruggere direttamente un essere umano innocente, essendo ciò
gravemente contrario alla dignità della persona e alla santità del Creatore.
«Non far morire l'innocente e il giusto» (Es 23,7).
467. Perché la legittima difesa delle persone e delle società non va contro tale
norma?
(2263-2265)
Perché con la legittima difesa si attua la scelta di difendersi e si valorizza
il diritto alla vita, propria o altrui, e non la scelta di uccidere. La
legittima difesa, per chi ha responsabilità della vita altrui, può essere anche
un grave dovere. Tuttavia, essa non deve comportare un uso della violenza
maggiore del necessario.
468. A che serve una pena?
(2266)
Una pena, inflitta da una legittima autorità pubblica, ha lo scopo di riparare
il disordine introdotto dalla colpa, di difendere l'ordine pubblico e la
sicurezza delle persone, di contribuire alla correzione del colpevole.
469. Quale pena si può infliggere?
(2267)
La pena inflitta deve essere proporzionata alla gravità del delitto. Oggi, a
seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere il crimine
rendendo inoffensivo il colpevole, i casi di assoluta necessità di pena di morte
«sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti» (Evangelium
vitae). Quando i mezzi incruenti sono sufficienti, l'autorità si limiterà a
questi mezzi, perché questi corrispondono meglio alle condizioni concrete del
bene comune, sono più conformi alla dignità della persona e non tolgono
definitivamente al colpevole la possibilità di redimersi.
470. Che cosa proibisce il quinto Comandamento?
(2268-2283,2321-2326)
Il quinto Comandamento proibisce come gravemente contrari alla legge morale:
- l'omicidio diretto e volontario, e la cooperazione ad esso;
- l'aborto diretto, voluto come fine o come mezzo, nonché la cooperazione ad
esso, pena la scomunica, perché l'essere umano, fin dal suo concepimento, va
rispettato e protetto in modo assoluto nella sua integrità;
- l'eutanasia diretta, che consiste nel mettere fine, con un atto o l'omissione
di un'azione dovuta, alla vita di persone handicappate, ammalate o prossime alla
morte;
- il suicidio e la cooperazione volontaria ad esso, in quanto è un'offesa grave
al giusto amore di Dio, di sé e del prossimo: quanto alla responsabilità, essa
può essere aggravata in ragione dello scandalo o attenuata da particolari
disturbi psichici o da gravi timori.
471. Quali procedure mediche sono consentite, quando la morte è considerata
imminente?
(2278-2279)
Le cure che d'ordinario sono dovute ad una persona ammalata non possono essere
legittimamente interrotte. Sono legittimi invece l'uso di analgesici, non
finalizzati alla morte, e la rinuncia «all'accanimento terapeutico», cioè
all'utilizzo di procedure mediche sproporzionate e senza ragionevole speranza di
esito positivo.
472. Perché la società deve proteggere ogni embrione?
(2273-2274)
Il diritto inalienabile alla vita di ogni individuo umano, fin dal suo
concepimento, è un elemento costitutivo della società civile e della sua
legislazione. Quando lo Stato non mette la sua forza al servizio dei diritti di
tutti e in particolare dei più deboli, tra i quali i concepiti ancora non nati,
vengono minati i fondamenti stessi di uno Stato di diritto.
473. Come si evita lo scandalo?
(2284-2287)
Lo scandalo, che consiste nell'indurre altri a compiere il male, si evita
rispettando l'anima e il corpo della persona. Se deliberatamente si induce altri
a peccare gravemente, si commette una colpa grave.
474. Quale dovere abbiamo verso il corpo?
(2288-2291)
Dobbiamo avere una ragionevole cura della salute fisica, propria ed altrui,
evitando tuttavia il culto del corpo e ogni sorta di eccessi. Vanno inoltre
evitati l'uso di stupefacenti, che causano gravissimi danni alla salute e alla
vita umana, e anche l'abuso dei cibi, dell'alcool, del tabacco e dei medicinali.
475. Quando sono moralmente legittime le sperimentazioni scientifiche, mediche o
psicologiche, sulle persone o sui gruppi umani?
(2292-2295)
Sono moralmente legittime se sono a servizio del bene integrale della persona e
della società, senza rischi sproporzionati per la vita e l'integrità fisica e
psichica dei soggetti, opportunamente informati e consenzienti.
476. Sono consentiti il trapianto e la donazione di organi, prima e dopo la
morte?
(2296)
Il trapianto di organi è moralmente accettabile col consenso del donatore e
senza rischi eccessivi per lui. Per il nobile atto della donazione degli organi
dopo la morte deve essere pienamente accertata la morte reale del donatore.
477. Quali pratiche sono contrarie al rispetto dell'integrità corporea della
persona umana?
(2297-2298)
Esse sono: i rapimenti e i sequestri di persona, il terrorismo, la tortura, le
violenze, la sterilizzazione diretta. Le amputazioni e le mutilazioni di una
persona sono moralmente consentite solo per indispensabili fini terapeutici
della medesima.
478. Quale cura si deve avere per i moribondi?
(2299)
I moribondi hanno diritto a vivere con dignità gli ultimi momenti della loro
vita terrena, soprattutto con il sostegno della preghiera e dei Sacramenti che
preparano all'incontro con il Dio vivente.
479. Come devono essere trattati i corpi dei defunti?
(2300-2301)
I corpi dei defunti devono essere trattati con rispetto e carità. La loro
cremazione è permessa se attuata senza mettere in questione la fede nella
risurrezione dei corpi.
480. Che cosa chiede il Signore ad ogni persona a riguardo della pace?
(2302-2303)
Il Signore, che proclama «beati gli operatori di pace» (Mt 5,9), chiede la pace
del cuore e denuncia l'immoralità dell'ira, che è desiderio di vendetta per il
male ricevuto, e dell'odio, che porta a desiderare il male per il prossimo.
Questi atteggiamenti, se volontari e consentiti in cose di grande importanza,
sono peccati gravi contro la carità.
481. Che cos'è la pace nel mondo?
(2304-2305)
La pace nel mondo, la quale è richiesta per il rispetto e lo sviluppo della vita
umana, non è semplice assenza della guerra o equilibrio di forze contrastanti,
ma è «la tranquillità dell'ordine» (sant'Agostino), «frutto della giustizia» (Is
32,17) ed effetto della carità. La pace terrena è immagine e frutto della pace
di Cristo.
482. Che cosa richiede la pace nel mondo?
(2304,2307-2308)
Essa richiede l'equa distribuzione e la tutela dei beni delle persone, la libera
comunicazione tra gli esseri umani, il rispetto della dignità delle persone e
dei popoli, l'assidua pratica della giustizia e della fratellanza.
483. Quando è moralmente consentito l'uso della forza militare?
(2307-2310)
L'uso della forza militare è moralmente giustificato dalla presenza
contemporanea delle seguenti condizioni: certezza di un durevole e grave danno
subito; inefficacia di ogni alternativa pacifica; fondate possibilità di
successo; assenza di mali peggiori, considerata l'odierna potenza dei mezzi di
distruzione.
484. In caso di minaccia di guerra, a chi spetta la valutazione rigorosa di tali
condizioni?
(2309)
Essa spetta al giudizio prudente dei governanti, cui compete anche il diritto di
imporre ai cittadini l'obbligo della difesa nazionale, fatto salvo il diritto
personale all'obiezione di coscienza, da attuarsi con altra forma di servizio
alla comunità umana.
485. In caso di guerra, che cosa chiede la legge morale?
(2312-2314,2328)
La legge morale rimane sempre valida, anche in caso di guerra. Essa chiede che
si trattino con umanità i non combattenti, i soldati feriti e i prigionieri. Le
azioni deliberatamente contrarie al diritto delle genti e le disposizioni che le
impongono sono dei crimini che l'obbedienza cieca non serve a scusare. Si devono
condannare le distruzioni di massa come pure lo sterminio di un popolo o di una
minoranza etnica, che sono peccati gravissimi: si è moralmente in obbligo di
fare resistenza agli ordini di chi li comanda.
486. Che cosa bisogna fare per evitare la guerra?
(2315-2317,2327-2330)
Si deve fare tutto ciò che è ragionevolmente possibile per evitare in ogni modo
la guerra, dati i mali e le ingiustizie che essa provoca. In particolare,
bisogna evitare l'accumulo e il commercio delle armi non debitamente
regolamentati dai poteri legittimi; le ingiustizie soprattutto economiche e
sociali; le discriminazioni etniche e religiose; l'invidia, la diffidenza,
l'orgoglio e lo spirito di vendetta. Quanto si fa per eliminare questi ed altri
disordini aiuta a costruire la pace e ad evitare la guerra.
IL SESTO COMANDAMENTO: NON COMMETTERE ADULTERIO
487. Quale compito ha la persona umana nei confronti della propria identità
sessuale?
(2331-2336,2392-2393)
Dio ha creato l'uomo maschio e femmina, con uguale dignità personale, e ha
iscritto in lui la vocazione dell'amore e della comunione. Spetta a ciascuno
accettare la propria identità sessuale, riconoscendone l'importanza per tutta la
persona, la specificità e la complementarità.
488. Che cosa è la castità?
(2337-2338)
La castità è la positiva integrazione della sessualità nella persona. La
sessualità diventa veramente umana quando è integrata in modo giusto nella
relazione da persona a persona. La castità è una virtù morale, un dono di Dio,
una grazia, un frutto dello Spirito.
489. Che cosa comporta la virtù della castità?
(2339-2341)
Essa comporta l'acquisizione del dominio di sé, come espressione di libertà
umana finalizzata al dono di sé. È necessaria, a tal fine, un'integrale e
permanente educazione, che si attua in tappe di crescita graduale.
490. Quali sono i mezzi che aiutano a vivere la castità?
(2340-2347)
Sono numerosi i mezzi a disposizione: la grazia di Dio, l'aiuto dei sacramenti,
la preghiera, la conoscenza di sé, la pratica di un'ascesi adatta alle varie
situazioni, l'esercizio delle virtù morali, in particolare della virtù della
temperanza, che mira a far guidare le passioni dalla ragione.
491. In quale modo tutti sono chiamati a vivere la castità?
(2348-2350,2394)
Tutti, seguendo Cristo modello di castità, sono chiamati a condurre una vita
casta secondo il proprio stato: gli uni vivendo nella verginità o nel celibato
consacrato, un modo eminente di dedicarsi più facilmente a Dio con cuore
indiviso; gli altri, se sposati, attuando la castità coniugale; se non sposati,
vivendo la castità nella continenza.
492. Quali sono i principali peccati contro la castità?
(2351-2359,2396)
Sono peccati gravemente contrari alla castità, ognuno secondo la natura del
proprio oggetto: l'adulterio, la masturbazione, la fornicazione, la pornografia,
la prostituzione, lo stupro, gli atti omosessuali. Questi peccati sono
espressione del vizio della lussuria. Commessi su minori, tali atti sono un
attentato ancora più grave contro la loro integrità fisica e morale.
493. Perché il sesto Comandamento, benché reciti «non commettere adulterio»,
vieta tutti i peccati contro la castità?
(2336)
Benché nel testo biblico del Decalogo si legga «non commettere adulterio» (Es
20,14), la Tradizione della Chiesa segue complessivamente gli insegnamenti
morali dell'Antico e del Nuovo Testamento, e considera il sesto Comandamento
come inglobante tutti i peccati contro la castità.
494. Qual è il compito delle autorità civili nei confronti della castità?
(2354)
Esse, in quanto tenute a promuovere il rispetto della dignità della persona,
devono contribuire a creare un ambiente favorevole alla castità, anche
impedendo, con leggi adeguate, la diffusione di talune delle suddette gravi
offese alla castità, per proteggere soprattutto i minori e i più deboli.
495. Quali sono i beni dell'amore coniugale, al quale è ordinata la sessualità?
(2360-2361,2397-2398)
I beni dell'amore coniugale, che per i battezzati è santificato dal Sacramento
del Matrimonio, sono: unità, fedeltà, indissolubilità e apertura alla fecondità.
496. Quale significato ha l'atto coniugale?
(2362-2367)
L'atto coniugale ha un duplice significato: unitivo (la mutua donazione dei
coniugi) e procreativo (l'apertura alla trasmissione della vita). Nessuno deve
rompere la connessione inscindibile che Dio ha voluto tra i due significati
dell'atto coniugale, escludendo l'uno o l'altro di essi.
497. Quando è morale la regolazione delle nascite?
(2368-2369,2399)
La regolazione delle nascite, che rappresenta uno degli aspetti della paternità
e maternità responsabili, è oggettivamente conforme alla moralità quando è
attuata dagli sposi senza imposizioni esterne, non per egoismo, ma per seri
motivi e con metodi conformi ai criteri oggettivi della moralità, e cioè con la
continenza periodica e il ricorso ai periodi infecondi.
498. Quali sono i mezzi immorali per la regolazione delle nascite?
(2370-2372)
È intrinsecamente immorale ogni azione - come, per esempio, la sterilizzazione
diretta o la contraccezione -, che, o in previsione dell'atto coniugale o nel
suo compimento o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga,
come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione.
499. Perché l'inseminazione e la fecondazione artificiali sono immorali?
(2373-2377)
Sono immorali perché dissociano la procreazione dall'atto con cui gli sposi si
donano mutuamente, instaurando così un dominio della tecnica sull'origine e sul
destino della persona umana. Inoltre l'inseminazione e la fecondazione
eterologa, con il ricorso a tecniche che coinvolgono una persona estranea alla
coppia coniugale, ledono il diritto del figlio a nascere da un padre e da una
madre conosciuti da lui, legati tra loro dal matrimonio e aventi il diritto
esclusivo a diventare genitori soltanto l'uno attraverso l'altro.
500. Come va considerato un figlio?
(2378)
Il figlio è un dono di Dio, il dono più grande del matrimonio. Non esiste un
diritto ad avere figli («il figlio dovuto, ad ogni costo»). Esiste invece il
diritto del figlio di essere il frutto dell'atto coniugale dei suoi genitori e
anche il diritto di essere rispettato come persona dal momento del suo
concepimento.
501. Che cosa possono fare gli sposi, quando non hanno figli?
(2379)
Qualora il dono del figlio non fosse loro concesso, gli sposi, dopo aver
esaurito i legittimi ricorsi alla medicina, possono mostrare la loro generosità
mediante l'affido o l'adozione, oppure compiendo servizi significativi a favore
del prossimo. Realizzano così una preziosa fecondità spirituale.
502. Quali sono le offese alla dignità del matrimonio?
(2380-2391,2400)
Esse sono: l'adulterio, il divorzio, la poligamia, l'incesto, la libera unione
(convivenza, concubinato), l'atto sessuale prima o al di fuori del matrimonio.
IL SETTIMO COMANDAMENTO: NON RUBARE
503. Che cosa enuncia il settimo Comandamento?
(2401-2402)
Esso enuncia la destinazione e la distribuzione universale e la proprietà
privata dei beni e il rispetto delle persone, dei loro beni e dell'integrità
della creazione. La Chiesa trova fondata in questo Comandamento anche la sua
dottrina sociale, che comprende il retto agire nell'attività economica e nella
vita sociale e politica, il diritto e il dovere del lavoro umano, la giustizia e
la solidarietà tra le nazioni, l'amore per i poveri.
504. A quali condizioni esiste il diritto alla proprietà privata?
(2403)
Il diritto alla proprietà privata esiste purché sia acquisita o ricevuta in modo
giusto e purché resti primaria la destinazione universale dei beni alla
soddisfazione delle necessità fondamentali di tutti gli uomini.
505. Qual è il fine della proprietà privata?
(2404-2406)
Il fine della proprietà privata è garantire la libertà e la dignità delle
singole persone, aiutandole a soddisfare i bisogni fondamentali propri di coloro
di cui si ha la responsabilità e anche di altri che vivono nella necessità.
506. Che cosa prescrive il settimo Comandamento?
(2407,2450-2451)
Il settimo Comandamento prescrive il rispetto dei beni altrui, attraverso la
pratica della giustizia e della carità, della temperanza e della solidarietà. In
particolare, esige il rispetto delle promesse fatte e dei contratti stipulati;
la riparazione dell'ingiustizia commessa e la restituzione del maltolto; il
rispetto dell'integrità della creazione mediante l'uso prudente e moderato delle
risorse minerali, vegetali e animali che sono nell'universo, con speciale
attenzione verso le specie minacciate di estinzione.
507. Quale comportamento l'uomo deve avere verso gli animali?
(2416-2418,2457)
L'uomo deve trattare gli animali, creature di Dio, con benevolenza, evitando sia
l'eccessivo amore nei loro confronti, sia il loro uso indiscriminato,
soprattutto per sperimentazioni scientifiche effettuate al di fuori di limiti
ragionevoli e con inutili sofferenze per gli animali stessi.
508. Che cosa proibisce il settimo Comandamento?
(2408-2413,2453-2455)
Il settimo Comandamento proibisce anzitutto il furto, che è l'usurpazione del
bene altrui contro la ragionevole volontà del proprietario. Ciò si verifica
anche nel pagare salari ingiusti; nello speculare sul valore dei beni per trarre
vantaggio a danno di altri; nel contraffare assegni o fatture. Proibisce inoltre
di commettere frodi fiscali o commerciali, di arrecare volontariamente un danno
alle proprietà private o pubbliche, Proibisce anche l'usura, la corruzione,
l'abuso privato di beni sociali, i lavori colpevolmente male eseguiti, lo
sperpero.
509. Qual è il contenuto della dottrina sociale della Chiesa?
(2419-2423)
La dottrina sociale della Chiesa, quale sviluppo organico della verità del
Vangelo sulla dignità della persona umana e sulla sua dimensione sociale,
contiene principi di riflessione, formula criteri di giudizio, offre norme e
orientamenti per l'azione.
510. Quando la Chiesa interviene in materia sociale?
(2420,2458)
La Chiesa interviene dando un giudizio morale in materia economica e sociale,
quando ciò è richiesto dai diritti fondamentali della persona, dal bene comune o
dalla salvezza delle anime.
511. Come va esercitata la vita sociale ed economica?
(2459)
Va esercitata, secondo i propri metodi, nell'ambito dell'ordine morale, al
servizio dell'uomo nella sua integralità e di tutta la comunità umana, nel
rispetto della giustizia sociale. Essa deve avere l'uomo come autore, centro e
fine.
512. Che cosa si oppone alla dottrina sociale della Chiesa?
(2424-24259
Si oppongono alla dottrina sociale della Chiesa i sistemi economici e sociali,
che sacrificano i diritti fondamentali delle persone, o che fanno del profitto
la loro regola esclusiva o il loro fine ultimo. Per questo la Chiesa rifiuta le
ideologie associate nei tempi moderni al «comunismo» o alle forme atee e
totalitarie di «socialismo». Inoltre, essa rifiuta, nella pratica del
«capitalismo», l'individualismo e il primato assoluto della legge del mercato
sul lavoro umano.
513. Che significato ha il lavoro per l'uomo?
(2426-2428,2460-2461)
Il lavoro per l'uomo è un dovere e un diritto, mediante il quale egli collabora
con Dio creatore. Infatti, lavorando con impegno e competenza, la persona
attualizza capacità iscritte nella sua natura, esalta i doni del Creatore e i
talenti ricevuti, sostenta se stesso e i suoi familiari, serve la comunità
umana. Inoltre, con la grazia di Dio, il lavoro può essere mezzo di
santificazione e di collaborazione con Cristo per la salvezza degli altri.
514. A quale tipo di lavoro ha diritto ogni persona?
(2429,2433-2434)
L'accesso a un sicuro e onesto lavoro deve essere aperto a tutti, senza ingiusta
discriminazione, nel rispetto della libera iniziativa economica e di un'equa
retribuzione.
515. Qual è la responsabilità dello Stato circa il lavoro?
(2431)
Allo Stato spetta di procurare la sicurezza circa le garanzie delle libertà
individuali e della proprietà, oltre che una moneta stabile e servizi pubblici
efficienti; di sorvegliare e guidare l'esercizio dei diritti umani nel settore
economico. In rapporto alle circostanze, la società deve aiutare i cittadini a
trovare lavoro.
516. Quale compito hanno i dirigenti di imprese?
(2432)
I dirigenti di imprese hanno la responsabilità economica ed ecologica delle loro
operazioni. Devono considerare il bene delle persone e non soltanto l'aumento
dei profitti, anche se questi sono necessari per assicurare gli investimenti,
l'avvenire delle imprese, l'occupazione e il buon andamento della vita
economica.
517. Quali doveri hanno i lavoratori?
(2435)
Essi devono compiere il loro lavoro con coscienza, competenza e dedizione,
cercando di risolvere le eventuali controversie con il dialogo. Il ricorso allo
sciopero non violento è moralmente legittimo quando appare come lo strumento
necessario, in vista di un vantaggio proporzionato e tenendo conto del bene
comune.
518. Come si attua la giustizia e la solidarietà tra le nazioni?
(2437-2441)
A livello internazionale, tutte le nazioni e le istituzioni devono operare nella
solidarietà e sussidiarietà, al fine di eliminare o almeno ridurre la miseria,
la disuguaglianza delle risorse e dei mezzi economici, le ingiustizie economiche
e sociali, lo sfruttamento delle persone, l'accumulo dei debiti dei paesi
poveri, i meccanismi perversi che ostacolano lo sviluppo dei paesi meno
progrediti.
519. In che modo i cristiani partecipano alla vita politica e sociale?
(2442)
I fedeli laici intervengono direttamente nella vita politica e sociale,
animando, con spirito cristiano, le realtà temporali e collaborando con tutti,
da autentici testimoni del Vangelo e operatori di pace e di giustizia.
520. A che cosa si ispira l'amore per i poveri?
(2443-2449,2462-2463)
L'amore per i poveri si ispira al Vangelo delle beatitudini e all'esempio di
Gesù nella sua costante attenzione per i poveri. Gesù ha detto: «Ogni volta che
avete fatto queste cose a uno solo di questi fratelli più piccoli, l'avete fatto
a me» (Mt 25,40). L'amore per i poveri si attua attraverso l'impegno contro la
povertà materiale e anche contro le numerose forme di povertà culturale, morale
e religiosa. Le opere di misericordia, spirituali e corporali, e le numerose
istituzioni benefiche sorte lungo i secoli, sono una concreta testimonianza
dell'amore preferenziale per i poveri che caratterizza i discepoli di Gesù.
L'OTTAVO COMANDAMENTO: NON DIRE FALSA TESTIMONIANZA
521. Quale dovere ha l'uomo verso la verità?
(2464-2470,2504)
Ogni persona è chiamata alla sincerità e alla veracità nell'agire e nel parlare.
Ognuno ha il dovere di cercare la verità e di aderirvi, ordinando tutta la
propria vita secondo le esigenze della verità. In Gesù Cristo la verità di Dio
si è manifestata interamente: egli è la Verità. Chi segue lui vive nello Spirito
di verità, e rifugge la doppiezza, la simulazione e l'ipocrisia.
522. Come si rende testimonianza alla verità?
(2471-2474,2505-2506)
Il cristiano deve testimoniare la verità evangelica in tutti i campi della sua
attività pubblica e privata, anche, se necessario, col sacrificio della propria
vita. Il martirio è la suprema testimonianza resa alla verità della fede.
523. Che cosa proibisce l'ottavo Comandamento?
(2475-2487,2507-2509)
L'ottavo Comandamento proibisce:
- la falsa testimonianza, lo spergiuro, la menzogna, la cui gravità si commisura
alla verità che essa deforma, alle circostanze, alle intenzioni del mentitore e
ai danni subiti dalle vittime;
- il giudizio temerario, la maldicenza, la diffamazione, la calunnia che
diminuiscono o distruggono la buona reputazione e l'onore, a cui ha diritto ogni
persona;
- la lusinga, l'adulazione o compiacenza, soprattutto se finalizzate a peccati
gravi o al conseguimento di vantaggi illeciti.
Una colpa commessa contro la verità comporta la riparazione, se ha procurato un
danno ad altri.
524. Che cosa chiede l'ottavo Comandamento?
(2488-2492,2510-2511)
L'ottavo Comandamento chiede il rispetto della verità, accompagnato dalla
discrezione della carità: nella comunicazione e nell'informazione, che devono
valutare il bene personale e comune, la difesa della vita privata, il pericolo
di scandalo; nel riserbo dei segreti professionali, che vanno sempre mantenuti
tranne in casi eccezionali per gravi e proporzionati motivi. Cosi pure è
richiesto il rispetto delle confidenze fatte sotto il sigillo del segreto.
525. Come deve essere l'uso dei mezzi di comunicazione sociale?
(2493-2499,2512)
L'informazione mediatica deve essere al servizio del bene comune e nel suo
contenuto dev'essere sempre vera e, salve la giustizia e la carità, anche
integra. Deve inoltre esprimersi in modo onesto e conveniente, rispettando
scrupolosamente le leggi morali, i legittimi diritti e la dignità della persona.
526. Quale relazione esiste tra verità, bellezza e arte sacra?
(2500-2503,2513)
La verità è bella per se stessa. Essa comporta lo splendore della bellezza
spirituale. Esistono, oltre alla parola, numerose forme di espressione della
verità, in particolare le opere artistiche. Sono frutto di un talento donato da
Dio e dello sforzo dell'uomo. L'arte sacra, per essere vera e bella, deve
evocare e glorificare il Mistero di Dio apparso in Cristo e condurre
all'adorazione e all'amore di Dio Creatore e Salvatore, Bellezza eccelsa di
Verità e di Amore.
IL NONO COMANDAMENTO: NON DESIDERARE LA DONNA D'ALTRI
527. Che cosa richiede il nono Comandamento?
(2514-2516,2528-2530)
Il nono Comandamento richiede di vincere la concupiscenza carnale nei pensieri e
nei desideri. La lotta contro tale concupiscenza passa attraverso la
purificazione del cuore e la pratica della virtù della temperanza.
528. Che cosa proibisce il nono Comandamento?
(2517-2519,2531-2532)
Il nono Comandamento proibisce di coltivare pensieri e desideri relativi alle
azioni proibite dal sesto Comandamento.
529. Come si giunge alla purezza del cuore?
(2520)
Il battezzato, con la grazia di Dio e lottando contro i desideri disordinati,
giunge alla purezza del cuore mediante la virtù e il dono della castità, la
limpidezza d'intenzione, la trasparenza dello sguardo esteriore ed interiore, la
disciplina dei sentimenti e dell'immaginazione, la preghiera.
530. Quali altre esigenze ha la purezza?
(2521-2527,2533)
La purezza esige il pudore, che, custodendo l'intimità della persona, esprime la
delicatezza della castità, e regola sguardi e gesti in conformità alla dignità
delle persone e della loro comunione. Essa libera dal diffuso erotismo e tiene
lontano da tutto ciò che favorisce la curiosità morbosa. Richiede anche una
purificazione dell'ambiente sociale, mediante una lotta costante contro la
permissività dei costumi, basata su un'erronea concezione della libertà umana.
IL DECIMO COMANDAMENTO: NON DESIDERARE LA ROBA D'ALTRI
531. Che cosa richiede e che cosa proibisce il decimo Comandamento?
(2534-2540,2551-2554)
Questo Comandamento, che completa il precedente, richiede un atteggiamento
interiore di rispetto nei confronti della proprietà altrui e proibisce
l'avidità, la cupidigia sregolata dei beni degli altri e l'invidia, che consiste
nella tristezza provata davanti ai beni altrui e nel desiderio smodato di
appropriarsene.
532. Che cosa chiede Gesù con la povertà del cuore?
(2544-2547,2556)
Ai suoi discepoli Gesù chiede di preferire Lui a tutto e a tutti. Il distacco
dalle ricchezze - secondo lo spirito della povertà evangelica - e l'abbandono
alla provvidenza di Dio, che ci libera dall'apprensione per il domani, preparano
alla beatitudine dei «poveri in spirito, perché a loro appartiene già il regno
dei cieli» (Mt 5,3).
533. Qual è il più grande desiderio dell'uomo?
(2548-2550,2557)
Il più grande desiderio dell'uomo è vedere Dio. Questo è il grido di tutto il
suo essere: «Voglio vedere Dio!». L'uomo realizza la sua vera e piena felicità
nella visione e nella beatitudine di Colui che lo ha creato per amore e lo
attira a sé con il suo infinito amore.
«Chi vede Dio, ha conseguito tutti i beni che si possono concepire» (san
Gregorio di Nissa).